Il disagio economico tra 2005 e 2015 è cambiato con dinamiche molto differenti tra le diverse aree del paese. Al nord il divario tra capoluogo e hinterland si è ridotto, ma a costo di un peggioramento per entrambe le realtà. Il rischio povertà è cresciuto nei capoluoghi (+0,8), ma soprattutto nei comuni limitrofi (+2,1). Al centro il divario capoluogo-hinterland invece è aumentato nettamente. Ciò è dovuto a un peggioramento nelle condizioni dei comuni periferici: qui il rischio povertà è raddoppiato nei dieci anni, passando dal 10,3% al 21,1%. Al sud al contrario sono le grandi città ad aver subito un peggioramento drastico nelle condizioni di vita. Nei centri delle aree metropolitane del mezzogiorno il rischio povertà è cresciuto di quasi 7 punti, passando dal 29,6% al 36,5%. Ha quindi scavalcato quello dei comuni dell’hinterland, dove è diminuito di circa 3 punti.
Se è vero quindi che il divario tra le città e i comuni della cinta si è ridotto, in dieci anni si sono acuite situazioni di povertà sia al centronord che al sud. Realtà su cui il lavoro di Istat per la commissione periferie ha contribuito a fare luce, ma che rischiano di essere trascurate se nei prossimi anni non sarà mantenuta la giusta attenzione sul tema.
Come sta cambiando il rischio povertà nelle aree metropolitane
Open Polis, 20 marzo 2018