La rivoluzione dello smart working non riguarda più solo i colletti bianchi, che possono svolgere il loro lavoro anche da casa, negli spazi di co-working o da dove ritengano più opportuno. Oggi, anche grazie all’avvento dell’Industria 4.0, coinvolge anche chi lavora in produzione. Grazie alla trasformazione digitale in atto molte attività possono essere svolte anche da remoto, con eventuali riduzioni di spazi e tempi, la diminuzione delle ore trascorse in ambienti poco confortevoli ed un alleggerimento del "lavoro di fatica". Attraverso forme di "lavoro agile" è quindi possibile rendere più autonomi e liberi i processi organizzativi e migliorare la soddisfazione e il benessere delle persone che vi partecipano.
La Rete di aziende bergamasche "Smart Companies" (ABB, San Pellegrino, UBI Banca e Volvo), che con il supporto consulenziale di Variazioni Srl ha intrapreso dal 2014 un percorso di implementazione dello smart working, sta provando ora ad allargare tale riflessione mettendo a tema la "smart production" per valutare i benefici del lavoro agile in produzione, in magazzino o in filiale. È con questo obiettivo che nel maggio dello scorso anno è iniziato un lavoro di condivisione e riflessione per verificare se, anche in contesti apparentemente più vincolati dalle macchine, l’incontro tra queste e le persone possa essere dettato da un interesse reciproco tra azienda e collaboratori, dall’ascolto delle rispettive esigenze, dalla prospettiva che esista un’area di concertazione capace di produrre al contempo risultati per l’organizzazione e soddisfazione per la persona.
Cos’è la smart production?
La smart production è di fatto un processo di cambiamento organizzativo che mette al centro la persona cercando di coniugare in maniera diversa le varie esigenze tipiche dell’operation – cioè l’insieme dei processi (approvvigionamenti, produzione, logistica, post vendita) che contribuiscono a realizzare e consegnare il prodotto e/o il servizio al cliente – con la possibilità di rendere flessibili i tempi e gli spazi di lavoro. Il tutto per raggiungere obiettivi differenti che vanno da una migliore conciliazione delle esigenze vita-lavoro fino alla ridefinizione deli processi di business dal punto di vista di produttività ed efficacia.
Per questa ragione il quesito di partenza del lavoro intrapreso dalla rete Smart Companies è stato: quanto i modelli organizzativi operation considerano le persone e i loro desideri un’opportunità? Date le premesse tecnologiche e i modelli organizzativi operation, come possiamo adottare i principi dello smart working per andare incontro alle esigenze e ai desideri degli operai, trasformandole in un’opportunità?
La smart production intende dunque applicare i temi dell’activity based working, l’uso smart del tempo e della conoscenza delle esigenze dei lavoratori, per costruire un ambiente di lavoro migliore, più salutare, ingaggiato e produttivo.
Da dove cominciare?
Nel mese di febbraio – primo incontro di una serie di eventi previsti per il 2018 – la rete Smart Companies si è incontrata insieme ad altre imprese interessate ad approfondire il tema. Con la conduzione di Variazioni e il supporto del professor Luca Solari dell’Università Statale di Milano – esperto di Management delle Organizzazioni – le aziende si sono confrontate per capire quali sono i punti di forza e le criticità per l’introduzione di un processo di smart production all’interno del proprio contesto organizzativo, sia dal punto di vista HR che operation.
Dal dialogo sono emersi diversi aspetti di riflessione. Tra le aziende sono stati evidenziati alcuni punti di forza che possono scaturire dall’introduzione della smart production: fiducia, engagement, riduzione dell’assenteismo, sistematizzazione di alcuni fenomeni informali di autogestione dei turni, condivisione del tema ai vari livelli aziendali.
Non mancano alcune criticità riguardanti soprattutto il trattamento equo tra dipendenti, la gestione del processo, l’aspetto culturale e di formazione dei manager.
Alcune considerazioni
Le aziende hanno condiviso anche alcune considerazioni che vogliono essere un punto di partenza per questo processo di change management. Intanto lo smart working non deve essere l’obiettivo finale ma lo strumento da utilizzare all’interno di in un processo orientato al miglioramento del business.
Il tema dell’equità tra collaboratori che svolgono mansioni diverse in azienda e fra chi riveste lo stesso incarico è un punto molto sentito dalle aziende rispetto al quale è necessario mettere in atto processi differenziati ma trasparenti.
Data la complessità dell’intera governance, è necessario coinvolgere nel processo i tanti attori che con funzioni e obiettivi diversi sono protagonisti del cambiamento: persone, sindacato, manager di linea, e tutti gli altri livelli aziendali.
Per un’azione di successo occorre che l’organizzazione aziendale investa tempo e risorse partendo da azioni che coinvolgano piccoli processi per comprenderne quali parti debbano essere modificate. Questo approccio permetterà di controllare e gestire meglio il cambiamento, portando anche risultati tangibili e utili per una successiva estensione su larga scala.