Un condominio a sei piani e che profuma di nuovo in via del Porto a Bologna. Una via che è diventata il nome di un progetto di cohousing sociale che non ha eguali in Italia. Ci sono voluti più di due anni perché vedesse la luce, ma ora questo esperimento abitativo ha tutte le carte in regola per brillare: è un’impresa far convivere 27 adulti e 7 bambine che dividono spazi comuni, si riuniscono per definire gli obiettivi della convivenza e in più si aprono alla città con progetti che rimettano in circolo le buone azioni.
Il condominio ospita da agosto 18 nuclei familiari under 35 variamente composti (single, coppie, madri sole, famiglie con figli, fratello e sorella, amici). Diciotto appartamenti autonomi di proprietà dell’Asp (ristrutturati da Acer) concessi in affitto a canone calmierato a persone che, a un certo punto della loro vita, hanno avuto voglia di sperimentare un nuovo modo di vivere. O che, come Elena, Leonardo, Fabio, tre ragazzi con la sindrome di Down, hanno avuto bisogno di essere autonomi e lanciarsi nel mondo, senza rimanerne schiacciati.
In Italia si guarda al progetto con interesse. Fastweb ha regalato tre anni di connessione gratuita a tutto il condominio e la Fondazione del Monte ha consentito di acquistare una grande cucina comune. Qualcuno vocifera che anche Ikea potrebbe bussare presto al portone.
Bologna, se la famiglia è un condominio: ecco il co-housing
Daniela Corneo, Corriere di Bologna, 23 gennaio 2018