C’è un dato milanese, tra i tantissimi positivi di un momento d’oro della città, che dovrebbe farci riflettere. Il 40 per cento delle persone che si rivolgono alla Caritas per avere generi di prima necessità, sono nostri connazionali.
La povertà assoluta riguarda, secondo i dati 2016 dell’Istat, il 6,3 per cento delle famiglie, poco meno di cinque milioni di persone. La povertà relativa – secondo indicatori di consumo – investe il 10,6 per cento delle famiglie, 8 milioni e mezzo di individui. La tendenza sembra essersi stabilizzata. La vera emergenza riguarda i minori delle famiglie in difficoltà: gli invisibili tra gli invisibili.
L’Alleanza contro la povertà (che raggruppa diversi soggetti sociali e associazioni di volontariato), cui si deve l’idea del Rei, insiste perché, nell’arco della prossima legislatura, il beneficio possa essere esteso a tutte le persone sotto la soglia di povertà assoluta. Il costo però sarebbe assai elevato: circa 7 miliardi, cioè quattro in più. Non sappiamo, specie guardando alle fragili dinamiche dei conti pubblici, se l’obiettivo sia sostenibile. Ma sarebbe già un successo dell’Italia civile se tutte le forze politiche in campo confermassero il Reddito d’inclusione, per la prima volta in Italia a carattere universale a partire dal primo luglio e lo considerassero una sorta di vincolo bipartisan.
I programmi sul reddito e i poveri (invisibili)
Ferruccio De Bortoli, Il Corriere della Sera, 20 gennaio 2018