Il professor Zamagni commenta i risultati dell’Italy Giving Report pubblicati sul numero di Vita di dicembre: «La ripartenza della propensione al dono ha soprattutto una spiegazione culturale: ormai il superamento dell’idea di un welfare state che segue la vita dell’uomo dalla culla alla bara ha fatto capolino in una larga parte della popolazione».
Questa impostazione prevede che il cittadino lavori e paghi le tasse, delegando all’amministrazione il compito di redistribuzione del reddito e di fornitura dei servizi sociali. Anche ammesso che lo Stato sia in grado di adempiere a queste funzioni nel modo più onesto e trasparente, non sarebbe comunque in grado di svolgere il compito con efficienza. Questo perché non può generare quei beni relazionali considerati ormai imprescindibili nella società contemporanea.
Pensiamo a un anziano che vive solo. Un welfare state solerte può fornirgli un reddito, un tetto e un pasto, ma non relazioni amicali o di vicinato. Per questo serve una welfare society in grado di rispondere alla sua domanda di prossimità.
Donare, atto primo verso la Welfare society
Stefano Zamagni, Vita, 14 dicembre 2017