Dopo anni di misure sperimentali e mai di lungo periodo dal 1°gennaio 2018 in Italia si introdurrà il Reddito di inclusione (REI), misura unica a livello nazionale di contrasto alla povertà e all’esclusione sociale.
La strada da percorrere è però ancora molto lunga. Il REI, infatti, nasce come una misura a vocazione universale, ma non sarà ancora sufficiente a rispondere a tutti gli individui in condizioni di povertà assoluta. Con le attuali risorse, saranno prioritariamente ammessi i nuclei con figli minorenni o disabili, donne in stato di gravidanza o disoccupati ultra-cinquantacinquenni: si coprirà così – come evidenziato dall’Alleanza contro la Povertà – solo un terzo dei 4 milioni e mezzo di persone che vivono in povertà assoluta.
Questo vuol dire che non possiamo concentrare il discorso sulle risorse limitate, perché l’attenzione va posta sulla questione valoriale. Non esistono povertà di serie A e povertà di serie B e l’universalizzazione della misura sarebbe un passo verso un rispetto più pieno dei diritti di tutti coloro che in Italia sono in difficoltà. Se l’ISTAT identifica 4,8 milioni di persone in condizioni di povertà assoluta allora è questo il numero da raggiungere con una misura nazionale di contrasto alla povertà che intenda dare una vita degna a tutti.
Poveri di serie A e poveri di serie B
Marco De Ponte, Huffington Post, 18 settembre 2017