Il dibattito sul futuro dell’Europa e delle sue istituzioni rischia di creare nuove laceranti controversie. Anni di crisi economica e di obbiettivo indebolimento del progetto europeo hanno alimentato divisioni politiche e sociali all’interno degli Stati dell’Unione e tra di essi. Insidie globali colpiscono le fondamenta identitarie dell’Unione e pongono interrogativi sul suo ruolo nel mondo.
L’Unione Europea è stata sin dall’inizio un progetto di integrazione politica consapevole dell’importanza dei temi del progresso sociale. Ma, nonostante massicce politiche europee di solidarietà finanziate dal fondo sociale o da quelli regionali, l’Europa è percepita ancora come molto carente proprio su questo fronte. Più in generale gli Stati e i cittadini perdono certezze nei confronti della Ue, perché il tratto distintivo della fabbrica sociale europea, il welfare, ha raggiunto i suoi limiti. I cittadini si aspettano una Europa che protegga anche in ambito sociale, gli Stati non si fidano a devolvere risorse nazionali a livello europeo.
La politica sociale è anche politica economica. È fattore di competitività e di rilancio dell’economia europea in questa difficile fase. È una «infrastruttura» essenziale per il nostro futuro. È questa anche la base per una «alleanza» tra capitale e lavoro a livello europeo, tra giovani precari e un ceto medio mediamente anziano. Su questa linea sembrano lavorare le istituzioni europee. E l’Italia può fare la sua parte.
L’Europa ha bisogno di una cura sociale
Marco Piantini, La Stampa, 6 marzo 2017