Check Up, il 17° Rapporto Giorgio Rota – presentato l’8 ottobre scorso a Torino – offre una panoramica su diversi temi urbani, dalla pianificazione urbanistica alla mobilità, dal funzionamento della “macchina” comunale ai servizi urbani. Tra questi ultimi viene dedicata un’attenzione specifica a quelli di welfare, con diversi approfondimenti comparativi tra le metropoli italiane, attraverso diversi indicatori di dotazione e di “performance”.
Istruzione
Da tali analisi emerge, ad esempio, come nel caso dell’istruzione, anche per effetto di standard normativi nazionali, l’offerta scolastica di base sia da tempo quantitativamente omogenea nei diversi contesti metropolitani, per le scuole di ogni ordine grado, con l’eccezione dei servizi educativi comunali per la fascia 0-2 anni: in quest’ultimo caso la copertura di tale fascia d’età risulta molto differenziata, andando dal 34,5% registrato nel comune di Bologna e dal 28,7% a Milano fino, all’estremo opposto, allo 0,5% di Reggio Calabria e allo 0,1% di Messina.
Quanto ai livelli scolastici più elevati, alcuni indicatori qualitativi permettono di fare alcune considerazioni circa l’efficacia dei percorsi. Ad esempio, i dati relativi all’abbandono degli studi durante medie e superiori evidenziano differenze piuttosto nette tra Centronord e Mezzogiorno, ma ancor più tra singole città, andando da Venezia – dove l’abbandono riguarda 1,1 ogni 1.000 studenti – al 12,5 di Palermo o al 13,7 di Cagliari. Anche i punteggi medi ottenuti nei test Invalsi evidenziano forti distanze tra le città italiane, con gli allievi bolognesi che risultano i migliori in assoluto (subito prima dei milanesi), con punteggi del 16% superiori a quelli registrati nelle 3 peggiori metropoli: Catania, Palermo e Napoli.
È curioso, tra l’altro, come non vi sia necessariamente una stretta relazione tra i suddetti indicatori e gli investimenti in istruzione delle varie città: alcune città – come Bologna o Venezia – che registrano ottime performances (in termini di basso abbandono e alti punteggi Invalsi), risultano aver speso nel sistema istruzione rispettivamente il 27% in meno e il 42% in meno rispetto a Torino, il Comune metropolitano che, almeno fino al 2014, ha più investito nel sistema formativo.
Figura 1. Tassi di abbandono nelle scuole secondarie di I e II grado dei capoluoghi metropolitani (2012)
Fonte: Cittalia su dati Miur
Figura 2. Competenze linguistiche e logico matematiche nelle seconde superiori dei capoluoghi metropolitani (media dei punteggi, 2014)
Fonte: elaborazioni su dati Invalsi
Salute
Quanto alla salute, diversi indicatori di dotazione (come, ad esempio, i rapporti numerici medici/abitanti e pediatri/bambini, i posti letto procapite, la dotazione di ambulatori, laboratori e consultori) fanno emergere differenze anche significative tra singole città, ma, in questo caso, non una spaccatura tra Nord e Sud. Così, ad esempio, le città che complessivamente risultano più dotate di servizi (in base ai suddetti indicatori) sono Cagliari, Bologna, Catania, Messina, Trieste, mentre quelle coi valori più bassi risultano Venezia, Napoli, Torino, Reggio Calabria e Milano.
Sul piano qualitativo, un indicatore significativo può essere, ad esempio, il tasso di utilizzo dei posti letto. Sebbene non tutti gli esperti concordino, il range ideale di utilizzo dei letti viene ritenuto tra l’80% e il 90% (non oltre, in modo da tenere posti liberi per gestire le emergenze). In questo caso riemerge una certa spaccatura per macro aree del Paese, con le città del Mezzogiorno (più Torino) che hanno i peggiori livelli di utilizzo del parco-letti, con i più bassi registrati a Reggio Calabria (67,4%) e a Cagliari (63,2%); i valori più elevati, viceversa, interessano Roma (87,7%), Genova (87,4%) e Bari (84,6%).
Anche gli indicatori “di efficacia e appropriatezza” delle cure (in particolare quelli ritenuti dall’Agenass come più importanti e strategici per i sistemi ospedalieri), riconfermano la separazione Nord-Sud. I sistemi sanitari complessivamente più affidabili risultano essere quelli dell’USL di Bologna e delle ASL Veneziana e di Firenze; agli ultimi posti della graduatoria compaiono invece le ASP di Messina e di Reggio Calabria e l’ASL di Napoli.
Tabella 1. Utilizzo posti letto e principali indicatori di efficacia e approrpiatezza delle cure nelle ASL metropolitane
Fonti: Agenass, Ministero Salute
Politiche del lavoro
Sul fronte delle politiche del lavoro, quelle cosiddette “attive” dovrebbero agevolare l’incontro tra domanda e offerta di manodopera, rafforzando i profili e le competenze di chi sta cercando lavoro.
In questo caso, si riscontra in Italia una maggiore vivacità là dove è più grave la crisi occupazionale: ad esempio, i più elevati rapporti tra azioni di politiche attive e abitanti si registrano in cinque delle sei città metropolitane (Messina, Napoli, Bari, Cagliari e Catania) coi più alti tassi di disoccupazione.
I servizi pubblici più direttamente impegnati sul fronte occupazionale – i Centri per l’impiego – continuano però, nel complesso, a incidere poco: in Italia, meno del 5% dei posti di lavoro viene trovato grazie alla loro intermediazione (valore sostanzialmente costante di recente, nelle diverse rilevazioni di Istat, Isfol, Italia Lavoro, Osservatorio Jobpricing), mentre il 30% ottiene un’occupazione tramite agenzie private e società di ricerca del personale, oltre la metà contattando e inviando direttamente un curriculum alle aziende e circa il 25% grazie al tramite di familiari o amici.
Tabella 2. Politiche attive del lavoro nelle province metropolitane (2014)
Fonte: INPS
Riferimenti
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