Partendo dalla Legge 2/2009, proseguendo con la Riforma Fornero (Legge 92/2012) fino al Jobs Act (Legge 183/2014), il ruolo degli enti e dei fondi bilaterali è stato progressivamente rafforzato e, spesso, le prestazioni erogate da tali soggetti sono divenute un diritto contrattuale per i lavoratori. Questo è avvenuto ad esempio nel comparto artigiano, in quanto tutte le imprese che applicano il Contratto Collettivo Nazionale dell’artigianato sono tenute ad aderire ai diversi strumenti della bilateralità; in caso contrario, devono versare ai propri lavoratori una quota aggiuntiva di retribuzione ed erogare prestazioni equivalenti a quelle cui i dipendenti avrebbero diritto accedendo all’articolato sistema della bilateralità.
Considerando oggi la bilateralità come una colonna del secondo welfare, in questo approfondimento presentiamo l’esperienza di un ente bilaterale profondamente radicato nel suo territorio: l’Ente Bilaterale dell’Artigianato delle Marche (EBAM).
L‘EBAM è un ente nato nel 1995 dagli Accordi Interconfederali tra le associazioni imprenditoriali – Confartigianato, CNA, CASA e CLAAI – e le organizzazioni sindacali dei lavoratori – CGIL, CISL e UIL – con lo scopo di gestire e attuare gli accordi sindacali, di integrare lo stato sociale e di promuovere l’intero settore dell’artigiano marchigiano. L’EBAM, come ogni ente bilaterale, si basa su un dialogo costante tra le rappresentanze sindacali e quelle imprenditoriali che ha come fine ultimo il sostegno al comparto artigiano. Per conoscere meglio il ruolo dell’EBAM nel contesto marchigiano ci affidiamo alla testimonianza di Marco Manzotti, uno dei consiglieri di amministrazione dell’Ente per la quota delle rappresentanze sindacali.
L’EBAM opera in un settore molto frammentato e composto da numerose micro e piccole imprese. In un contesto simile, quale è stata l’evoluzione del ruolo dell’ente bilaterale?
Una premessa che devo fare è che l’EBAM, come un po’ tutti gli altri enti bilaterali, nasce con l’obiettivo di rendere esigibili i diritti contrattuali. Quindi, gli enti bilaterali gestiscono le prestazioni previste nel Contratto Collettivo in via prioritaria e, in più, danno origine ad altre prestazioni che sono individuate in case ai bisogni presenti nel contesto territoriale.
A partire dalla seconda parte degli anni 2000, gli enti bilaterali e in particolare l’EBAM, sono stati caratterizzati da un ruolo di natura legislativa. Dal 2009, con la Legge 2, all’Ente Bilaterale dell’Artigianato è stato assegnato il compito di integrare prestazioni di sostegno al reddito ai lavoratori in caso di sospensione dell’attività lavorativa in costanza di rapporto di lavoro: una sorta di ammortizzatore sociale. Dal 2016, in attuazione dei decreti attuativi del Jobs Act, questo ruolo sarà ancora più pesante e si modificheranno ulteriormente le modalità con cui l’Ente Bilaterale svolge questo compito.
Infine, il passo decisivo nel rafforzamento del ruolo dell’Ente Bilaterale è stato un accordo interconfederale del 2010, che ha reso la bilateralità nell’artigianato un obbligo contrattuale. Mentre in precedenza vi era una adesione volontaria all’Ente e ai suoi fondi, ora diviene un vero e proprio adempimento di natura contrattuale. In altre parole: l’EBAM, come tutti gli altri enti bilaterali per l’artigianato, ha il compito inderogabile di fungere da ammortizzatore sociale e assicurare il sostegno al reddito in caso di sospensione dell’attività lavorativa.
Quali sono i fondi gestiti dall’ente? L’EBAM dà vita esclusivamente a misure di sostegno del reddito, oppure alimenta anche delle iniziative di welfare?
Relativamente alle prestazioni, l’Ente gestisce due fondi: il Fondo di Sostegno al Reddito (FSR), che riguarda i servizi obbligatori definiti dalla legislazione nazionale, da accordi nazionali (Ccnl) e regionali; e il Fondo Integrativo (FIAM), che è un fondo ad adesione volontaria, volto ad erogare prestazioni integrative di carattere previdenziale ed assistenziale.
Il Fondo di Sostegno al Reddito eroga misure su due livelli. Il primo livello è costituito da prestazioni previste dalla legislazione nazionale e dagli accordi nazionali interconfederali; e sono: i contratti di solidarietà, che sono simili agli ammortizzatori sociali presenti nelle grandi industrie, quindi sono delle integrazioni salariali applicate in caso di licenziamento; e la sospensione e indennità di disoccupazione ordinaria, che concerne la sospensione fino ad un massimo di 90 giornate.
Il secondo livello riguarda prestazioni previste dagli accordi interconfederali regionali. Da un lato ci sono misure per le imprese, come: sovvenzioni in caso di calamità naturali; sovvenzioni per l’occupazione aggiuntiva; contributi per l’innovazione tecnologica; contributi per la formazione del personale. Dall’altro lato ci sono contributi per le famiglie dei dipendenti, come: il sostegno economico per il pagamento delle tasse scolastiche, il sussidio per i testi scolastici e il contributo per la frequenza dell’asilo nido.
Il Fondo Integrativo (FIAM), invece, eroga prestazioni come: rimborsi alle aziende delle integra-zioni per malattia, infortunio e maternità, contributi per le visite mediche obbligatorie dei dipendenti, contributi per l’acquisto dei dispositivi di protezione individuali, assegni per invalidità permanente causata da grave infortunio anche extra-lavorativo, indennità di maternità extracontrattuale alle titolari, indennità di malattia per il titolare e di ricovero ospedaliero.
Gli enti bilaterali sono formati da sindacati e da rappresentanze imprenditoriali. Come è ge-stito questo rapporto all’interno dell’EBAM?
Innanzitutto, in un settore così frammentato come quello artigiano è molto difficile essere presenti, e questo vale sia per il sindacato che per le rappresentanze imprenditoriali. Ad esempio, se noi del sindacato dovessimo fare un’assemblea in una grande industria metalmeccanica ci potremmo trovare di fronte a 100 o 200 lavoratori, mentre per raggiungere lo stesso numero di lavoratori nell’artigianato dovremmo fare almeno 100 assemblee.
Attraverso l’ente bilaterale si possono raggiungere molti lavoratori e, inoltre, si può garantire loro l’accesso a tutte quelle iniziative previste dal Contratto Collettivo. Infatti, aldilà delle ultime leggi sul sostegno al reddito e del ruolo istituzionale che l’Ente Bilaterale ha assunto, la bilateralità nasce come forma di mutualizzazione di prestazioni e diritti contrattuali: ogni impresa versa mensilmente una quota associativa e lo stesso vale per il lavoratore. Con un piccolo versamento da parte di tutti gli iscritti si avrà diritto a prestazioni ed interventi economici importanti. E questo è un vantaggio sia per l’azienda che per il lavoratore: l’azienda è sicura di adempiere ai suoi doveri, mentre il lavoratore ha la certezza della prestazione.
Per quanto riguarda il rapporto tra gli attori sociali, sicuramente si rappresentano interessi diversi: da una parte quelli dei lavoratori; dall’altra quelli delle aziende. Però, si lavora sempre con la certezza di individuare obiettivi comuni: si è infatti capita l’importanza della coesione e della cooperazione soprattutto in un settore frammentato come quello dell’artigianato.
Oltre alle relazioni tra le parti sociali, vi sono altre dinamiche relazionali interessanti con altre soggettività sociali del territorio? Si genera la capacità di “fare rete” con altri attori territoriali?
Nella bilateralità questo accade spesso. Non c’è dubbio che lo strumento della bilateralità può essere utile a migliorare le relazioni sindacali, e non solo.
Per quanto riguarda le Marche, l’EBAM si è anche conquistato un ruolo positivo nei confronti delle istituzioni pubbliche: per esempio con l’INPS, soprattutto a seguito della legge 2 del 2009, è scattato un meccanismo di buone relazioni e collaborazione. Inoltre c’è tutto il versante della sicurezza: all’interno dell’EBAM ci sono alcuni organismi paritetici, uno di questi è quello sulla sicurezza. Ci sono buone relazioni con l’INAIL, ma anche con l’Università di Urbino, la quale gestisce un’attività di informazione e assistenza su tutta la materia della sicurezza che interessa l’artigianato.
Le prestazioni erogate dagli enti bilaterali stanno assumendo una configurazione sempre più di rilievo all’interno dell’arena del welfare. Secondo la visione dell’EBAM, quale è la tematizzazione culturale che viene data alle prestazioni di welfare? Come sono vissute rispetto al ruolo dello Stato?
Il ruolo della bilateralità si sta rafforzando sempre di più. Detto questo, è necessario tenere presente il rischio di una eccessiva spinta sul versante del welfare aziendale e contrattuale, perché c’è il pericolo che possa divenire un sostitutivo del welfare tradizionale.
È importante mantenere un equilibrio tra pubblico e privato: il ruolo della bilateralità e, più in generale, del welfare aziendale deve rimanere un’integrazione dell’intervento pubblico. Quindi è giusto, e talvolta necessario, che l’ente bilaterale arricchisca e rafforzi la proposta dello Stato, ma sempre rimanendo in un rapporto di equilibrio con il pubblico.
Allo Stato spettano i servizi insostituibili, come: le pensioni e la sanità. Deve essere il pilastro fondamentale del welfare. Il resto può essere visto solo come integrativo e non come sostitutivo. Deve esserci sempre un equilibrio in cui lo Stato prevalga sul resto. Quindi le imprese, ad esempio, possono occuparsi di pagare parte della retta dell’asilo nido, libri di scuola, anche sostenere alcune spese mediche, però i servizi insostituibili devono essere garantiti.
Gli enti bilaterali hanno anche una forte connotazione territoriale. Ad esempio, consentono di creare una connessione le piccole e medie imprese di un territorio, generando un forte valore di condivisione. Questo vale anche per l’EBAM?
Il territorio e la coesione territoriale sono una componente essenziale per l’Ente Bilaterale. Uno degli obiettivi dell’ente è la promozione del territorio, sia dal punto di vista economico che sociale, in quanto garantisce la sicurezza economica ai lavoratori e alle piccole imprese e, inoltre, consente di usufruire di iniziative e di servizi.
L’EBAM cerca di creare una interconnessione tra le piccole realtà del territorio marchigiano: il suo scopo è proprio quello di valorizzare tutte quelle piccole realtà che altrimenti resterebbero isolate all’interno di un territorio non coeso. Questo scopo viene perseguito attraverso un meccanismo di mutualizzazione e di condivisione delle risorse, che consente di dar vita a prestazioni che divengono un beneficio anche per il territorio.
Riferimenti