Prosegue il dibattito acceso dall’articolo di Carola Carazzone, Segretario Generale Assifero, sul tema del finanziamento del Terzo Settore. Una lucida e argomentata diagnosi sui fattori chiave per il balzo necessario del Terzo Settore, affinchè possa diventare, realmente, con efficacia, agente di trasformazione sociale. Falsi miti e trappole, come la “logica perversa del finanziamento per bandi”, che rischia di mutare geneticamente le organizzazioni in progettifici, la carenza di investimenti in strutture e capitale umano, elementi centrali per produrre capitale sociale.
Commenta l’illustre economista Stefano Zamagni, tra i padri dell’Economia civile nel nostro Paese, Presidente dal 2001 del comitato scientifico di AICCON, l’Associazione italiana per la cultura della cooperazione e del non profit.
Secondo Zamagni, "il finanziamento per bandi – con specifico riferimento agli Enti del Terzo Settore – è per un verso obsoleto. Appartiene a un mondo che oramai è superato e induce comportamenti di natura immorale perché obbliga di fatto, in modo indiretto, le organizzazioni all’autosfruttamento e alla competizione posizionale anziché a quella di tipo cooperativo". Tale dinamica mina “la libertà di progettazione, perché (…) l’ente deve sforzarsi di interpretare l’opzione favorita dai finanziatori”. Quali le conseguenze? “Enti che non possono investire su strutture, capitale umano e identitario, sulla cultura dell’organizzazione, che in tal modo si logora. Un invito alle Fondazioni filantropiche a cambiare la strategia erogativa. Comincino, cioè, con la gradualità necessaria, a diminuire i finanziamenti per bandi e inizino a individuare le realtà da far crescere nelle varie dimensioni.”
I miti da sfatare per il terzo settore. Prosegue il dibattito. La parola a Zamagni
Il Giornale delle Fondazioni, 15 giugno 2018