Il termine Neet è un’invenzione piuttosto recente. Acronimo di Not in Education, Employment or Training è stato utilizzato per la prima volta nel 1999 in un documento del governo britannico. Oggi si usa comunemente per indicare chi non è impegnato nello studio, né nel lavoro e neanche nella formazione.
Partiamo quindi dal primo dato, sintetico e allarmante: nel 2018 in Italia, i Neet nella fascia d’età compresa tra i 15 e i 29 anni sono pari a 2.116.000 e rappresentano il 23,4% del totale dei giovani della stessa età presenti sul territorio. Nel 47% dei casi i ragazzi hanno tra i 25 e i 29 anni, nel 38% i ragazzi hanno tra i 20 e i 24 anni e il restante 15% è nella forchetta 15-19 anni. L’Italia è la prima tra i Paesi europei per presenza di Neet, dove la media attuale è del 12,9%. Questi dati, elaborazioni Istat e Eurostat, sono stati raccolti nel report di Unicef “Il silenzio dei Neet. Giovani in Bilico tra rinuncia e desiderio” nato dal progetto Neet Equity selezionato dal Dipartimento per le Politiche Giovanili e il Servizio Civile Universale nell’ambito dell’Avviso “Prevenzione e contrasto al disagio giovanile”.
Vita non profit approfondisce questo tema cruciale all’interno del suo magazine mensile, disponibile nel sito della rivista.
Il Paese dei Neet: nessuno in Europa ne conta più dell’Italia
Anna Spena, Vita, 4 dicembre 2019