La società è sempre più fragile: malati cronici, anziani, bambini sofferenti, disabili motori e cognitivi, poveri, ma la politica dei servizi sociali e sanitari non riesce a far fronte alle esigenze, non solo per la deprecabile carenza di finanziamenti, ma anche per la mancanza di una strategia innovativa adeguata ad affrontare i problemi delle persone «deboli» della società, molto più «visibili» che nel passato. È cambiata la sensibilità sociale verso la disabilità, ma si continua a fare assistenza e si demanda molto al privato, che ha dei costi spesso insostenibili per chi ne ha bisogno.
Il welfare statale arretra e i comuni e i consorzi socio-assistenziali tamponano e non superano le situazioni dei soggetti in difficoltà, riconoscendo pienamente il diritto della persona alla propria indipendenza, quando è possibile, per dare loro dignità di vita, nonostante la disabilità e lo stato di necessità. La strada per intervenire sui problemi è certo complessa, ma non appare che sia ancora intrapresa in modo sistematico.
Anzi, il Comune di Asti sta depotenziando un progetto innovativo, sperimentato da qualche anno, come quello di vita indipendente dei disabili motori, che ha costi inferiori rispetto al ricovero e permette ai soggetti una buona vita sociale. Su questo sarebbe utile un confronto.
Il welfare statale arretra e si demanda al privato
Laurana Lajolo, La Stampa, 7 aprile 2018