Dalle povere langhe del secondo dopoguerra alla conquista del mercato internazionale. Sul Sole 24 Ore Valerio Castronovo ripercorre la storia della Ferrero che, da piccola pasticceria delle Langhe, è stata in grado di diventare la più grande multinazionale dolciaria del mondo dopo la Nestlè. Artefice delle fortune aziendale è stato soprattutto Michele, il patron scomparso in questi giorni all’età di 90 anni, che insieme allo zio Giovanni è riuscito a tradurre la cultura del lavoro della sua terra in una dimensione sempre più grande.
Dedizione e fatica, impegno e genialità – proprio a Michele si deve l’invezione della Nutella – ma anche attenzione ai bisogni dei lavoratori, delle loro famiglie e della comunità. Michele amava dire che il welfare per i suoi dipendenti lo costruiva lui stesso – dalla sanità, al dopo lavoro, ai premi di produzione, all’assistenza agli anziani – trattando alla buona in dialetto con le sue maestranze.
Solo così, forse, si spiega un’impresa con una ventina di stabilimenti in quattro continenti avesse seguitato sostanzialmente a mantenere inalterati i suoi tratti distintivi originari ricalcati su un proverbiale buon senso e un sagace pragmatismo dell’ambiente contadino in cui aveva avuto i suoi natali.
L’azienda comunità con il welfare in dialetto
Valerio Castronovo, Il Sole 24 Ore, 17 febbraio 2015