Secondo quello che dicono da anni i dirigenti del Movimento 5 Stelle, uno dei pilastri del futuro Reddito di Cittadinanza saranno i centri per l’impiego, gli uffici delle province che hanno lo scopo di aiutare le persone che cercano lavoro. Per ricevere il sussidio, infatti, sarà necessario – tra le altre cose – iscriversi a uno di questi centri.
Ma come funzionano oggi queste realtà in Italia? Nel nostro Paese ci sono in tutto 552 centri per l’impiego, con poco meno di ottomila dipendenti che, nel 2016, hanno dovuto gestire 2,8 milioni di persone in cerca di lavoro. Sono numeri lontanissimi da quelli che si trovano nel resto d’Europa. Il paragone internazionale più completo si ritrova in uno studio dell’ISFOL, un ente di ricerca del ministero del Lavoro, pubblicata nel 2014 su dati del 2011 (in buona parte ancora validi), mentre un’altra ricerca più recente è stata realizzata da ISTAT.
A questo riguardo, di fronte agli 8 mila impiegati in Italia, la Francia ne ha 49 mila (saliti di recente a 54 mila), il Regno Unito 67 mila, la Germania 110 mila. La Svezia, che ha meno di un sesto degli abitanti dell’Italia, ha 11 mila dipendenti che lavorano nei centri per l’impiego.
In Italia, inoltre, la spesa è pari appena allo 0,04 del PIL (circa 600 milioni di euro), mentre in Germania è dieci volte tanto, lo 0,36 per cento, pari a 11 miliardi di euro. La Francia invece, di miliardi ne spende quasi cinque e mezzo, cioè lo 0,25 per cento del PIL. Sempre Eurostat rileva che per ogni disoccupato la Germania spende 3.700 euro, la Francia 1.300 e l’Italia appena 100. Si deve dire, però, che il Governo ha promesso di investire un miliardo di euro per migliorare il sistema.
I centri per l’impiego sono un disastro
Il Post, 17 ottobre 2018