La scuola pubblica, che dovrebbe essere il motore dell’uguaglianza e dell’inclusione sociale, d’estate non può più prendersi il lusso di una vacanza. Per le famiglie in cui i genitori lavorano entrambi, per le famiglie di giovani con un reddito medio basso o per quelle dove c’è un solo genitore, i costi per la gestione dei figli a partire dalla fine di giugno possono essere un grosso problema.
Il problema è che i costi per questa offerta formativa sono (ovviamente) inaccessibili per molti. I dati più recenti in merito li ha raccolti un’indagine dell’Osservatorio sulle Famiglie di Federconsumatori: i costi medi in Italia per i centri estivi sono 624 euro al mese a bambino nelle strutture private e 304,00 Euro in quelle pubbliche. Il costo medio settimanale è risultato infatti pari a 156 euro per un centro estivo in una struttura privata e 95 euro per la mezza giornata, cioè fino alle 14.
Un supporto per molte famiglie arriva dal basso, grazie a nuove forme di supporto come le “tate condivise” (sempre declinato al femminile), che accudiscono fino a 4 bambini o a gruppi organizzati di genitori che programmano a turno le ferie per prendersi cura dei propri figli e di quelli degli altri. Quella che appare come una salvezza tuttavia, non è altro che un fattore di ulteriore depotenziamento delle opportunità di scelta dei gruppi meno abbienti, della famiglia stessa e del bambino.
Perché la gestione dei figli in estate è un pessimo esempio di equità sociale
Cristina Da Rold, L’Espresso, 2 luglio 2018