Un welfare squilibrato a favore delle pensioni, con una prevalenza dei trasferimenti monetari anziché dei servizi, frammentato in mille rivoli anziché ristrutturato in modo organico, dove si aggiungono nuove misure senza interrogarsi su come si integrino, o sostituiscano, a quelle esistenti, in alcuni casi sconosciute.
Secondo Chiara Saraceno, docente presso l’Università di Torino, il modello di welfare del nuovo governo che emerge dalla lettura del contratto giallo-verde mostra sorprendenti continuità con le criticità storiche del sistema italiano: poco universalista, parcellizzato, sfavorevole ai giovani, alle famiglie con figli, alle donne con carichi famigliari, incapace di contrastare le disuguaglianze, che anzi rischia di rafforzare.
La flat tax, oltre a sottrarre risorse, si configura come una redistribuzione a favore dei ricchi. La cancellazione della riforma Fornero rafforzerà lo squilibrio della spesa pubblica a vantaggio dei pensionati contro i giovani e favorirà i maschi del Nord che hanno avuto carriere lavorative e contributive regolari. Al nuovo ministero della Famiglia e delle disabilità viene affidata la gestione di politiche ispirate a un modello vecchio di famiglia e di donne, con il compito di farsi carico del lavoro di cura, in cambio di qualche trasferimento monetario.
L’unica, parziale, novità, è il reddito di cittadinanza. Parziale perché arriva dopo un embrione di reddito minimo, il Rei. Destinato a chi si trova in povertà assoluta (non relativa), è per ora sotto-finanziato. Buon senso vorrebbe che l’attuazione del reddito di cittadinanza partisse da un rafforzamento del Rei, non dal suo abbandono o da una duplicazione. Ma nel contratto non se ne vede traccia. Come non vi è traccia di come il reddito di cittadinanza, che si vuole destinato prioritariamente ai disoccupati.
Il welfare dimentica giovani e donne
Chiara Saraceno, La Repubblica, 2 giugno 2018