Siamo a Limbiate, hinterland milanese, nel magazzino messo a disposizione da una parrocchia. Una decina tra uomini e donne smista la merce consultando il "foglio d’ordine", inscatola, sigilla, spedisce. Poi con i furgoni la spesa arriverà al domicilio chi l’ha ordinata. La stessa procedura insomma già da tempo adottata dai colossi della grande distribuzione. Stesso metodo, profondamente diverso l’obiettivo. Fare la spesa qui, via web naturalmente, vuol dire aiutare le persone più sfortunate a diventare protagoniste del proprio riscatto. Ma, allo stesso tempo, mettere a fuoco una consapevolezza decisiva: le scelte di ogni famiglia pesano sul futuro di tutti.
La ricetta dei gruppi di acquisto familiare – progetto Afi, associazione delle famiglie – è tanto semplice da apparire banale. L’iniziativa vuole ribadire che la famiglia, anche quando fa la spesa, è soggetto sociale, economico e, quindi, anche politico. Se poi i criteri seguiti per gli acquisti sono quelli del consumo consapevole, del rispetto del lavoratore e dell’ambiente, anche la convenienza non è disprezzabile.
Gruppi d’acquisto familiari: ecco come funziona la spesa solidale
Luciano Moia, Avvenire, 23 marzo 2018